Il ruolo delle staminali nel glioblastoma: una scoperta milanese apre nuove strade terapeutiche

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Il ruolo delle staminali nel glioblastoma: una scoperta milanese apre nuove strade terapeutiche

Un team di ricercatori di Human Technopole, guidato da Nereo Kalebic, ha individuato un importante fattore genetico nella lotta contro il glioblastoma, uno dei tumori cerebrali più aggressivi e difficili da trattare. Lo studio, sostenuto dalla Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro e pubblicato su Life Science Alliance, identifica il gene adducina-γ (ADD3) come regolatore chiave della morfologia delle cellule staminali tumorali e delle connessioni tra cellule. Questa scoperta potrebbe aprire nuove prospettive per trattamenti più efficaci.

Le cellule staminali tumorali e la resistenza alle terapie

Il glioblastoma è noto per la sua capacità di sfuggire ai trattamenti grazie alla presenza di cellule staminali del glioblastoma (GSC), caratterizzate da grande eterogeneità e plasticità. Queste cellule non solo si adattano facilmente, ma sviluppano protrusioni e connessioni, note come TTCs (tumor-tumor connections), che permettono al tumore di condividere risorse e sopravvivere in ambienti avversi. Le TTCs giocano un ruolo cruciale nella resistenza alla chemioterapia, in particolare al farmaco temozolomide, il principale trattamento contro il glioblastoma.

Il ruolo di ADD3 nella crescita tumorale

L’analisi del gene ADD3 ha mostrato che la sua overespressione aumenta la formazione di protrusioni allungate e ramificate nelle cellule staminali tumorali, rafforzando la rete di connessioni tra le cellule e rendendo il tumore più resistente. Al contrario, una riduzione di ADD3 porta al collasso di queste connessioni e alla morte delle cellule tumorali. Carlotta Barelli, dottoranda e prima autrice dello studio, ha sottolineato come ADD3 sia essenziale nel promuovere la natura aggressiva del tumore: “Bloccare ADD3 potrebbe rappresentare una svolta nella lotta contro il glioblastoma”.

Prospettive terapeutiche e implicazioni future

Secondo Kalebic, agire su ADD3 o sui processi che stabilizzano il citoscheletro di actina – la struttura interna che conferisce forma e supporto alle cellule – potrebbe aprire la strada a nuove terapie. Questo approccio mira a indebolire la resilienza del tumore, rendendolo più vulnerabile ai trattamenti attuali. Inoltre, le morfologie cellulari controllate da ADD3 potrebbero diventare biomarcatori utili per identificare i tumori più aggressivi e prevederne la risposta alle terapie.

La scoperta sottolinea anche una connessione tra lo sviluppo cerebrale e il cancro, suggerendo che le conoscenze sul neurosviluppo potrebbero contribuire a nuove strategie terapeutiche per il glioblastoma.

Questo studio, nato dalla sinergia tra Human Technopole e l’ospedale di Legnano, evidenzia l’importanza della ricerca interdisciplinare e posiziona Milano come un centro di eccellenza nella lotta contro i tumori cerebrali.